Museo
nembrini

Sede della collezione nembrini e project room per spazi interattivi

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Un universo parallelo in cui l’immaginazione incontra la tecnologia e la creatività non conosce limiti: il metaverso, una realtà che sta rapidamente diventando sempre più concreta. Descritto come uno spazio virtuale immersivo, il metaverso offre un'esperienza di connessione e di collaborazione senza precedenti, un mondo in cui esplorare possibilità infinite e inimmaginabili nel quotidiano. In questi ambienti iperrealistici anche l'arte sta diventando sempre più presente, dando vita a nuove dimensioni dove è possibile contemplarne la bellezza. Sono stati il fascino ed il brivido di queste nuove esperienze a condurre Daniele Nembrini e il fratello Enzo, direttore artistico di Ecoedile Srl, verso la scelta di realizzare il NEMBRINI VR MUSEUM.

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Mediante lo sviluppo di una realtà aumentata di Oculus, sarà possibile fare esperienza di una mostra che vede protagonisti i lavori in collezione. “Abbiamo intuito la necessità di creare il primo museo nel metaverso. Ciò significa rispondere ad una sfida che prevede da un lato, la realizzazione di uno spazio senza limiti, svincolato dalla realtà, e dall’altro la difficoltà delle limitazioni hardware” spiega Bernabò Visconti. L’indagine minuziosa del progetto ha trovato una risposta alla domanda “Come compensare tali limiti?” nell’uso sapiente della creatività architettonica dello studio Meta, il cui risultato sono stati spazi fluttuanti in grado di vincere la gravità e i limiti fisici. “Si tratta di un progetto in cui la parte razionale legata alle regole dello spazio si sposa perfettamente con quella emozionale di chi vuole usufruirne” affermano Caterina Marazzi e Luca Miserocchi, fondatori dello studio. In questo contesto, la collezione viene intesa come un “tesoro nascosto” e la tecnologia diventa lo strumento adatto per scoprirla. Pur partendo dall’idea di immergere lo spettatore in una dimensione che non possa essere paragonabile a ciò che ha già vissuto in precedenza, gli architetti hanno ritenuto necessario confrontarsi con il bisogno della mente umana di afferrare un gancio mediamente realistico. Dal punto di vista progettuale, difatti, gli input sono stati tradotti nella ricerca di riferimenti architettonici o paesaggistici realmente esistenti: “L’importante era non esagerare, al fine di rendere questa esperienza satura. In fin dei conti, lo spazio espositivo ha un obiettivo ben preciso: osservare la collezione”. I riferimenti sembravano essere già insiti nella mente di Caterina Marazzi e Luca Miserocchi, che per introdurre nello spazio hanno optato per una vista dall’alto, trasformando il visitatore in un drone che a poco a poco scopre l’intera esposizione, in un percorso senza regole prestabilite.

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Per questo ambiente disorientante, l’ispirazione deriva dall’esperienza vissuta all’interno di una leggendaria cava sull’isola di Minorca, un ambiente poetico e suggestivo, e dal momento in cui il metaverso concede la possibilità di avere il controllo sul paesaggio, hanno sfruttato l’occasione per trasferire le opere d’arte all’aria aperta, generando una connessione costante tra arte e natura. In una galleria d’arte, poter vedere le opere e guardare il cielo contemporaneamente, rappresenta già di per sé una sensazione entusiasmante. Nella fase trans-pandemica che stiamo attraversando, il NEMBRINI VR MUSEUM simboleggia l’audacia e l’avanguardia dei Fratelli Nembrini nell’attuare nuove strategie in cui costruire un futuro diverso e auspicabile.

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